lunedì 28 aprile 2008

Troppe Parole

Troppe parole, troppe.
Meglio un po' di silenzio.
Ho scoperto che con uno sguardo posso dire molte più cose.
Ho scoperto che la mia bocca, chiusa, rivela molto di più.
Ho scoperto che le mie orecchie possono credere, ma il mio cuore sa.
Ho scoperto che le azioni valgono più di mille parole.
Ho scoperto che a occhi chiusi le parole mi confondono.
Ho scoperto che a occhi aperti le parole sono pappagalli.
Ho scoperto il valore delle persone.



Renè Magritte, La tricherie des images, Los Angeles County Museum of Art

sabato 19 aprile 2008

TI HO VISTA

Ti ho vista, sai,

fior di tortura e sofferenza,

che ti nutri di romanzi

e bevi con gli occhi

la vita altrui.

Ti ho vista piangere

per una pagina stampata,

ti ho vista torcere le mani

sorridente, mesta, rassegnata a te stessa.

Ti ho vista, infuocata,

la bocca contratta in parole impetuose,

labbra umide di passione.

Ti ho vista dormire,

ignara e tormentata,

tra lenzuola macchiate

sotto uno sporco soffitto.

Ti ho vista,

ti ho vista,

ti ho vista.

Impalpabile, intoccabile,

fumosa e sfuggente.

Svettante, esistente,

in mezzo alla folla che ti confonde.

Ti ho sognata.

Come non sei.

Come vorrei.

Come non sai.


16.04.2003


Danae, Gustav Klimt, 1907-08, Leopoldmuseum, Vienna


mercoledì 16 aprile 2008

Honeysuckle

Oh, mia Honeysuckle.

Tu non sai, ma ti osservo, da questo spiraglio. L’odore del caprifoglio, la musica di Lena Horne, “Honeysuckle Rose”, la tua gamba che si stende fuori dall’acqua, grondante schiuma di caprifoglio, honeysuckle.

Ma tu sai, oh, se lo sai, mia piccola tentatrice.

Lasci la porta socchiusa, sempre. “E’ per la gatta, sai? Adora farmi compagnia mentre faccio il bagno”.

Gala è lì con te, ora. Gioca con la tenda, o si lecca la zampa bagnata, piccola palla di pelo impertinente. Neanche ti guarda. Le basta la tua compagnia e il balenio di una tua mano da sotto la tenda.

Ma tu sai che sono qui. Te lo puoi immaginare. “Se Gala apre la porta, socchiudimela, o entra freddo. E non guardare, ti spiace?”. Ingenua malizia.

Ti guardo e non respiro. Non voglio darti certezze. Ti lascerò con la sensazione di due occhi piantati lì, sul tuo collo, lì, tra i tuoi seni, lì, sulla tua fronte, lì, sulle tue caviglie. Ovunque il tuo corpo emerga dalla ceramica e dalla schiuma, oh Honeysuckle, sarà lì che i miei occhi ti berranno.

“Non parliamone mai più. Non chiedermelo mai più, ti spiace?”. Che crudele promessa mi hai costretto ad accettare. Mi hai ridotto al mutismo, mi hai spogliatodella mia natura. Ma nulla mi hai detto del pensiero e del ricordo.

Mi imponi la tua presenza, ma mi impedisci il tatto. Mi concedi l’udito, ma mi rubi il sapore. Mi appago, non visto, di un bastevole quanto flebile profumo. Raro lusso. Supplizio di Tantalo aggravato e appesantito dal ricordo.

Quell’unica notte. Quell’incoscienza. Quelle risate. Quei sospiri. Il sapore e l’odore della saliva. L’odore e il sapore della pelle, la tua e la mia, oh, Honeysuckle.

Quegli umori, quella carne, quei denti, quella lingua.

Quel singulto, unico, quasi di sorpresa. Quel silenzio, poi, quel tuo silenzio.

La luce che filtrava dalle imposte incorniciava il tuo sguardo. Muto rimprovero. “Non parliamone mai più. Non chiedermelo mai più”. Nessun’altra parola, quella sera. Solo il tuo respiro regolare, fino al mattino. Al risveglio eri già tornata nella tua stanza.

Riprendesti la tua routine, da sola, indipendente come la tua Gala, giocherellona e indifferente come una gatta. E io, comparsa delle tue giornate, vivo al tuo fianco, divido i tuoi spazi. Condivido solo le spese.

Questi attimi rubati, queste immagini, questo profumo, questi ricordi, attraverso una fessura…

“Chiudi la porta, Paul. Ti spiace?”


Johan Laurentz Jensen
A Still Life with Honeysuckle, Blue Cornflowers and Bluebells on a Marble Ledge, 1831
Private collection

martedì 15 aprile 2008

Dietro la porta

Vieni.

Vieni a bussare alla mia porta.

Un colpo forte. Tre colpi lievi.

Il tuo impeto mi promette carezze.

Il tuo urlo mi sussurra stramberie.

Ti aspetto, qui, dietro la porta,
seduta, da tempo immemore.

Batto col piede.
Bang! Toc, toc, toc.

Batto con la mano.
Ciaf! Toc, toc, toc.

Batto con la testa.
Tum! Toc, toc, toc.

Vieni.

Vieni a bussare alla mia porta.



foto di Elena Barsottelli

lunedì 14 aprile 2008

Nostalgia della Terra




Manca la terra.
E' quel languore che si insinua tra le membra. Nelle braccia. Tra le gambe. Nel naso.
Nostalgia che non può durare.
Nostalgia che ci porta su un piano superiore.
Nostagia che ci permette di guardare da lontano.
Un pugno di terra. Anche a mangiarlo, non ci apparterrà mai.
Per quanto.
Quando mai si è visto il figlio partorire la madre?
Nostalgia della Terra.









Sir Edward Coley Burne-Jones
Earth Mother, 1882
Worcester Art Museum