mercoledì 16 aprile 2008

Honeysuckle

Oh, mia Honeysuckle.

Tu non sai, ma ti osservo, da questo spiraglio. L’odore del caprifoglio, la musica di Lena Horne, “Honeysuckle Rose”, la tua gamba che si stende fuori dall’acqua, grondante schiuma di caprifoglio, honeysuckle.

Ma tu sai, oh, se lo sai, mia piccola tentatrice.

Lasci la porta socchiusa, sempre. “E’ per la gatta, sai? Adora farmi compagnia mentre faccio il bagno”.

Gala è lì con te, ora. Gioca con la tenda, o si lecca la zampa bagnata, piccola palla di pelo impertinente. Neanche ti guarda. Le basta la tua compagnia e il balenio di una tua mano da sotto la tenda.

Ma tu sai che sono qui. Te lo puoi immaginare. “Se Gala apre la porta, socchiudimela, o entra freddo. E non guardare, ti spiace?”. Ingenua malizia.

Ti guardo e non respiro. Non voglio darti certezze. Ti lascerò con la sensazione di due occhi piantati lì, sul tuo collo, lì, tra i tuoi seni, lì, sulla tua fronte, lì, sulle tue caviglie. Ovunque il tuo corpo emerga dalla ceramica e dalla schiuma, oh Honeysuckle, sarà lì che i miei occhi ti berranno.

“Non parliamone mai più. Non chiedermelo mai più, ti spiace?”. Che crudele promessa mi hai costretto ad accettare. Mi hai ridotto al mutismo, mi hai spogliatodella mia natura. Ma nulla mi hai detto del pensiero e del ricordo.

Mi imponi la tua presenza, ma mi impedisci il tatto. Mi concedi l’udito, ma mi rubi il sapore. Mi appago, non visto, di un bastevole quanto flebile profumo. Raro lusso. Supplizio di Tantalo aggravato e appesantito dal ricordo.

Quell’unica notte. Quell’incoscienza. Quelle risate. Quei sospiri. Il sapore e l’odore della saliva. L’odore e il sapore della pelle, la tua e la mia, oh, Honeysuckle.

Quegli umori, quella carne, quei denti, quella lingua.

Quel singulto, unico, quasi di sorpresa. Quel silenzio, poi, quel tuo silenzio.

La luce che filtrava dalle imposte incorniciava il tuo sguardo. Muto rimprovero. “Non parliamone mai più. Non chiedermelo mai più”. Nessun’altra parola, quella sera. Solo il tuo respiro regolare, fino al mattino. Al risveglio eri già tornata nella tua stanza.

Riprendesti la tua routine, da sola, indipendente come la tua Gala, giocherellona e indifferente come una gatta. E io, comparsa delle tue giornate, vivo al tuo fianco, divido i tuoi spazi. Condivido solo le spese.

Questi attimi rubati, queste immagini, questo profumo, questi ricordi, attraverso una fessura…

“Chiudi la porta, Paul. Ti spiace?”


Johan Laurentz Jensen
A Still Life with Honeysuckle, Blue Cornflowers and Bluebells on a Marble Ledge, 1831
Private collection

4 commenti:

seicaffè ha detto...

sensualissimerrimo.
bisognerebbe farne una sceneggiatura.
saluti

dyingmoon ha detto...

Eh..
E' un'idea che mi è venuta mentre facevo il bagno!
Per la sceneggiatura, ci pensavo anche io.. ma bisogna vedere che ne pensa uno sceneggiatore... ;)

seicaffè ha detto...

penseremo a come irretirlo. :-)
saluti

dyingmoon ha detto...

De he he! Tu lo tieni fermo e io leggo! O viceversa?